Piante utili all’uomo

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Calendula arvensis

Calendula arvensis Sta per arrivare la primavera. Quanti di noi l’avranno sentito dire in questi giorni e difatti sembra proprio che la bella stagione sia alle porte, basta fare una…

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VERBENA

Il termine generico Verbena annovera circa 250 specie, ma la pianta di cui parleremo è la Verbena officinalis. E’ una pianta originaria dell’Europa meridionale e centro America e si è diffusa anche in Cina, Giappone e Nord America.

Si presenta come pianta perenne alta fino a mezzo metro e con fusto rigido e quadrangolare. La fioritura avviene in tarda estate fino all’autunno inoltrato con piccoli fiorellini tipici di colore viola-fucsia.

 

Si adatta in ogni ambiente e non è difficile da coltivare. Ama crescere in prati, campi, luoghi incolti e abbandonati, sponde asciutte di fiumi e fossi, bordi di foreste e boschi, nei pressi dei ruderi e delle case in stato di abbandono e nei pascoli. Ama il sole pieno e terreni lievemente umidi non argillosi. 

La Verbena officinale era anche conosciuta come “Herba veneris”, per le sue presunte proprietà afrodisiache, ed “Herba sacra” perché scoperta sul monte Calvario dopo la crocefissione di Cristo, e in riferimento al suo presunto utilizzo per curarne le ferite. La Verbena dei campi fu quindi conseguentemente utilizzata negli unguenti sacri e purificatori applicati contro i “mali demoniaci”.

Prima di Cristo quest’ erba era usata dagli Egizi e conosciuta come “lacrima di Iside”. Presso i Romani invece era nota come “lacrima di Giunone”, che “adornavano le vesti con delle rame di Verbena” quando mandavano messaggi di pace.

I Druidi dell’Europa occidentale la raccoglievano in novilunio al sorgere della stella Sirio sorgeva e la ritenevano un’erba capace di portare saggezza e ispirazione.

In antichità si attribuivano a questa “erbaccia” anche qualità medicinali: Plinio che ne conosceva due specie, Verbena officinalis e V. supina, spontanee nel nostro paese e da lui battezzate “maschio” la prima e “femmina” la seconda, scrisse che la fama di questa pianta era data dalle pratiche magiche che con questa erba si compievano. Durante il Medioevo e il Rinascimento nella medicina popolare si usavano le sue foglie cotte nell’aceto e adoperate contro i dolori reumatici, la lombaggine e le infiammazioni delle pleure.

 

Le cime fiorite e le foglie seccate all’aria hanno odore aromatico e contengono sostanze come glucoside e verbenalina, che determinano contrazioni tetaniche e cicloniche che possono portare anche alla paralisi. La Verbena non è quindi un medicamento tanto innocuo! 

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I GIARDINI

Quando comparvero i primi giardini? E, soprattutto, cosa si intende per giardino?

Sulla questione le idee sono contrastanti, ma sicuramente il giardino deriva dagli orti e dai frutteti, quando pian piano, tra le piante utili si andarono inserendo alberi e cespugli ornamentali. Del resto a lungo prevalsero su queste le piante utili, peraltro estremamente decorative.

Giulio Carlo Argan definiva il giardino una “sistemazione artificiosa, secondo moduli geometrici o fantastici, di terreni coltivati, allo scopo di ottenere un risultato prettamente estetico”.

Dal francese jardin, derivato dal franco gart o gard (recinto), è un terreno coltivato senza scopo produttvo, nel quale l’uomo, isolato dal resto del territorio, svolge una serie di attività a contatto con la natura: riposo, passeggiata, svago, gioco, coltivazione di piante. Altre sue caratteristiche sono il legame con l’edificio di cui il giardino rappresenta il suo espandersi all’aperto; l’estensione limitata per favorirne l’attraversamento a piedi; la sistemazione artificiale del sito e della vegetazione (aiuole, piazzali, sentieri, bacini d’acqua), la presenza di piante ritenute particolarmente decorative; l’esistenza di un disegno spesso geometrico, facilmente rappresentabile. Quest’ultima caratteristica, “la figurabilità”, permette di conoscere i giardini del passato attraverso le descrizioni, i dipinti, le stampe d’epoca arrivati fino a noi.

Il carattere estetico del giardino è collegato soprattutto a due elementi: la scelta delle specie vegetali con selezione degli esemplari migliori e la distribuzione delle colture secondo un disegno iniziale che, comprendendo la scelta del sito, l’esposizione o la facilità d’irrigazione, rappresenta il momento tipicamente architettonico o progettistico. In tale progettualità le coltivazioni sono distribuite in modo che il giardino, in tutte le stagioni, offra un aspetto ameno e fiorente, proponendosi come una natura in piccolo, secondo l’idea che il bello può essere isolato e messo in evidenza dall’uomo mediante una scelta tra le forme più belle presenti in natura.

E’ proprio l’elemento vivente, le piante convenientemente scelte, che fanno del giardino un’opera d’arte completamente diversa dalle altre: la durevolezza, la stabilità, l’effetto, qualità caratteristiche dell’architettura, della pittura, della scultura sono assenti dall’arte dei giardini, soggetti a continui mutamenti. Soltanto gli edifici e gli ornamenti lapidei (statue, fontane, scalinate, terrazze) sono immutabi­li: la forma della vegetazione espressa e voluta dall’artista, soggetta sia alla crescita che ai cambiamenti stagionali, non è sempre evidente. Anzi, provocatoriamente, si potrebbe dire che i giardini storici non esistono più, così come li videro i loro ideatori, committenti, viaggiatori o cronisti dell’epoca. Molte piante sono morte e quelle che sopravvivono hanno ormai un’immagine ed un ruolo che non potevano avere nel passato.

Per una corretta comprensione del giardino non si possono trascurare gli importanti significati simbolici che ogni cultura e religione, sia occidentale che orientale ha attribuito al giardino, glo­balmente o nelle sue parti. Nel suo insieme è simbolo del Paradiso e del Cielo e rievocazione del paradiso perduto; le piante rappresentano personificazioni divine, poteri magici, virtù, aspirazioni e sentimenti umani (la palma segno di vittoria presso i Greci e Romani, e per i Cristiani simbolo del premio eterno meritato con la virtù e col martirio; il sicomoro il cui legno era adoperato dagli antichi Egizi per fare i sarcofagi destinati a contenere le mummie dei Faraoni; il loto particolarmente presente nell’iconografia simbolica dell’Induismo e del Buddismo; l’alloro, l’albero sacro ad Apollo, ritenuto simbolo della sapienza e della gloria; il mirto, pianta sacra a Venere, era il simbolo dell’amore e della poesia erotica; l’olivo simbolo di pace; l’edera di fedeltà; la quercia del vigore e della resistenza fisica); la presenza dell’acqua (fonte, pozzo, cascata) evoca il fluire ed il rinnovarsi della vita in senso materiale e spirituale.

Il giardino dunque come luogo sacro, in cui le armonie vegetali richiamano quelle dell’universo ed una complessa simbologia associa a determinate essenze o composizioni, eventi e figure della mi­tologia e della religione, ma anche luogo di tecniche e lavorazioni del tutto materiali che erano al­la base della composizione del giardino.

Il giardino nella storia

Molti centri urbani del territorio provinciale di Caserta e Benevento, nonostante il degrado di cui spes­so sono stati vittima, custodiscono gelosamente parchi e giardini storici, un patrimonio notevole ere­ditato dal passato più o meno glorioso, ma sempre degno di rispetto, di cure, di restauri e manuten­zioni adeguate. Si tratta di giardini annessi a dimore gentilizie o aiuole profumate racchiuse nel silen­zio dei chiostri, di parchi adibiti alla gloria e ricreazione dei principi o di ville comunali costruite n« secolo scorso per soddisfare il decoro e le esigenze salutiste delle città.

Per documentare quanto l’arte dei giardini sia presente nella storia dell’uomo e ne esprima, con la stessa dignità delle altre opere d’arte, il grado di civiltà, la cultura e la tecnologia si è ritenuto opportuno tracciarne brevemente la storia tenendo conto, da una parte, dei valori estetici, sociali, economici una data cultura e dell’evolversi di concetti fondamentali come il rapporto uomo-natura, città-campagna, lavoro-tempo libero (giardino monastico, umanistico-rinascimentale, barocco, neoclassico-romantico, giardino privato e parco pubblico) e, dall’altra, assumendo un modello ideale, che norma mente coincide con le sistemazioni a giardino tipiche di ogni classe dominante nel paese che, in quell’epoca, era in fase di egemonia politica, culturale ed economica (giardino egiziano, babilonese, romano, arabo, italiano, francese, inglese).

 

Il breve excursus storico, documentando le diverse tipologie dei giardini storici e confrontandole con alcuni di quelli presenti nel territorio casertano e beneventano, oltre che favorirne la conoscenza. vuole offrire uno spunto di dialogo e di riflessione sulla complessa tematica legata alla tutela, conservazione e fruizione di un patrimonio culturale difficilmente assimilabile alle altre opere d’arte, sospeso com’è tra arte e natura e soggetto ai continui mutamenti di quest’ultima. Le notizie sui giardini del passato si ricavano da diverse fonti: i testi antichi, la rappresentazione nell’arte figurativa e in alcuni casi, anche attraverso lo scavo archeologico.